24 Luglio
Redazione
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Mentre sembra profilarsi, presso la Camera dei deputati, l’ipotesi di un sì ”condizionato” al taglio delle sedi dei giudici di pace, il CNF torna a contrastare nel suo complesso il progetto di riduzione degli uffici giudiziari.
In commissione Giustizia, infatti, i relatori Enrico Costa (Pdl) e Mario Cavallaro (Pd) hanno presentato una proposta di parere favorevole allo schema di decreto legislativo approntato dal Governo, ma a condizione che risultino effettivamente garantiti i seguenti quattro punti:
a) attuazione congiunta delle deleghe relative agli uffici dei Giudici di Pace e agli uffici giudiziari, onde poter verificare la permanenza diffusa nei territori di un presidio di giustizia;
b) valutazione, attraverso parametri oggettivi, ai fini dei carichi di lavoro, dei procedimenti penali e civili, oltre a quelli di natura amministrativi;
c) non considerazione del numero minimo di centomila abitanti per ciascun circondario, in quanto non riconducibile ad alcun criterio direttivo contenuto nella delega;
d) integrale attuazione della delega in base ai criteri sub b), tenendo nel dovuto conto le peculiarità del territorio e le infrastrutture, con particolare riguardo alle zone montane, alle isole e ai più consistenti nuclei abitati storicamente beneficiari di un presidio giudiziario di prossimità o di cui si evidenzia l’opportunità alla luce della situazione socio economica o delle esigenze derivanti dalla presenza sul territorio della criminalità organizzata.
Nel contempo, il Consiglio nazionale forense torna in campo contro i ventilati tagli ai piccoli tribunali. I quali, secondo l’organismo professionale degli avvocati, «non porteranno ai risparmi previsti dal Governo», dal momento che «i risparmi effettivi sono di gran lunga inferiori a quelli stimati dal ministero della Giustizia»; a tale riguardo, il CNF rende noto di averlo verificato lavorando sui dati delle commissioni di manutenzione. Si parla, peraltro, di mille sedi a rischio tra le quali luoghi simbolo della lotta alla mafia. L’avvocatura chiede «chiarezza al Governo sulla revisione della geografia giudiziaria, che secondo le intenzioni di Palazzo Chigi porterebbe a sopprimere 674 uffici del Giudice di Pace, 37 tribunali sub-provinciali e 160 sezioni distaccate». Prima di proporre i tagli in via definitiva, l’organismo forense chiede di «individuare fabbisogni standard degli uffici, applicare il criterio dei costi standard superando quello della spesa storica e valutare i costi generati dalla riduzione delle circoscrizioni giudiziarie in termini di logistica, trasporti, sedi, impatto ambientale e fasi transitorie». E’ tuttora in corso la ricerca del gruppo di lavoro congiunto fra il CNF e l’associazione nazionale Comuni d’Italia per completare il censimento dei costi e dei fabbisogni effettivi della geografia giudiziaria. «L’azione del CNF per la revisione della geografia giudiziaria – spiega il Consiglio nazionale forense – parte dall’analisi di 48 dei 57 tribunali sub provinciali presenti sul territorio nazionale, acquisendo un significativo campione dell’efficienza media e del relativo costo medio». Orbene, ad avviso del gruppo CNF-Anci, «37 tribunali sub provinciali presi in esame su 57 comportano una spesa annuale di 25.6 milioni di euro mentre 160 sezioni distaccate su 220 generano una spesa annua complessiva di 15.9 milioni; importi, perciò, ben lontani dagli 80 milioni stimati dal Governo». Inoltre, sempre secondo la nota del CNF, «la soppressione annunciata non tiene conto dei costi che l’amministrazione dovrebbe comunque sostenere per garantire il passaggio di personale e attività ai tribunali provinciali, a cui si aggiungono gli ingenti costi in termini di maggiori spese e impatto ambientale che andranno a gravare sulla collettività e sui singoli cittadini». Il Consiglio nazionale forense ha quindi deliberato di avviare un’opera di sensibilizzazione contro il rischio di produrre danni maggiori dei benefici «non avendo la revisione della geografia giudiziaria una base di dati completi e affidabili».
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